Il sacchetto di plastica monouso, l'inventore tradito e la vendetta della borsa di tela.

Il  sacchetto di plastica è stato creato per salvare il pianeta, secondo il figlio dell'ingegnere svedese Sten Gustaf Thulin che lo ha inventato nel 1965.

Nella sua idea, il sacchetto doveva essere utilizzato più volte e, sostituendo il sacchetto di carta, avrebbe salvato il pianeta dalla deforestazione.

https://www.independent.co.uk/climate-change/news/plastic-bags-pollution-paper-cotton-tote-bags-environment-a9159731.html

L’inventore non aveva preso in considerazione che la sua meravigliosa creatura sarebbe stata prodotta a miliardi di esemplari per 60 anni e che questi sacchetti, così durevoli e resistenti, sarebbero stati buttati dopo un unico utilizzo, diventando una causa maggiore di inquinamento. Tradito nel suo intento, l’ingegnere oggi rifarebbe lo stesso errore? probabilmente sì, se permane l’idea che un prodotto si valorizza per la sua utilità temporanea e non per il suo impatto ambientale.Si legge spesso che il problema non è la plastica, è l’uso che se ne fa, e che la plastica ha tantissimi utilizzi virtuosi.

Ma la comunità Europa nel 2015 con la direttiva 2015/ 720 ha puntato precisamente la riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero. Si legge “Inoltre, è provato che le informazioni ai consumatori svolgono un ruolo decisivo nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell'utilizzo di borse di plastica. Pertanto, è necessario impegnarsi a livello istituzionale per aumentare la consapevolezza del pubblico in merito agli impatti sull'ambiente delle borse di plastica e liberarsi dall'idea ancora diffusa che la plastica sia un materiale innocuo e poco costoso”.

La legislazione si è poi addentrata in meandri di interpretazioni e tassazioni riformulando il vocabolario tra plastica riutilizzabile, biodegradabile e compostabile. Il primo report di questa direttiva dovrebbe uscire a novembre del 2021.

In Italia consumiamo tra 9 e 10 miliardi di sacchetti di plastica per la spesa, circa 150 a testa all’anno, e l’obiettivo è di ridurre questa quantità a 40 unità entro il 2025. 

Arrivati a 6 miliardi staremo meglio ?

La soluzione non verrà dai sacchetti di plastica pesante (più di 50 micron) che sono utilizzati mediamente 10 volte, probabilmente perché non sono lavabili, una tematica molto sensibile in tempi di pandemia. E che non sono riciclabili.

Allora come sostituire la geniale invenzione?

Torneranno i sacchetti di tela, belli, morbidi, lavabili, come quelli di Oceanus, onlus che lotta per la difesa dei grandi mammiferi marini, una delle tante specie minacciate dalle borse usa a getta in polietilene. La borsa di tela ha un impatto ambientale e non è responsabile nel cattivo uso che ne faranno gli uomini, però sappiamo che non sarà prodotta a miliardi di esemplari, e che non sarà usata una sola volta, e che difficilmente sarà dispersa nel mare confondendosi con le meduse.

Non vi convince?

Seguite le iniziative di Oceanus per capire quanto l’oggetto sia simbolo di cambiamento: https://nonsolonautica.it/22/12/2020/news-dal-mare/oceanus-per-procida-capitale-della-cultura-2022/

La borsa di tela è la vendetta della cultura e della natura, dove niente si perde, tutto si trasforma.

Negli anni 50 fu anche inventato il carrello spesa in filo, simbolo del self service, e questo non è una coincidenza. Per saperne di più : info@okhos.it

https://www.unep.org/news-and-stories/story/birth-ban-history-plastic-shopping-bag

https://economiacircolare.com/buste-di-plastica-luci-e-ombre-della-messa-al-bando/

https://www.donnamoderna.com/news/plastica-ambiente-alternativa-eco-biodegradabile

https://www.novethic.fr/actualite/environnement/pollution/isr-rse/danger-plastique-deux-ans-apres-l-interdiction-des-sacs-plastiques-fins-les-francais-ont-pris-le-pli-146752.html

 

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