Durante il salone EUROSHOP a febbraio 2020 sono rimasta molto
colpita del numero di aziende che propongono prodotti di plastica riciclata recuperata
dagli oceani. Gigantografie di tartarughe strangolate nelle reti da pesca sono
immagini forti che sicuramente scuotono le coscienze.
Molti produttori interrogati sulla provenienza di questa plastica utilizzano granulati forniti e certificati dall’organizzazione danese OWP, acronimo di Ocean Waste Plastic. Che cos’è il materiale certificato OWP ? citiamo il sito ufficiale :
“qualsiasi materiale plastico che si trova già negli oceani o nelle aree vicine dove la plastica galleggia o potrebbe potenzialmente finire negli oceani.” Difatti si tratta di materiale raccolto anche sulle spiagge e nei fiumi. Dove? lontano dall' Europa.
Viene spontaneo chiedersi come sia possibile raccogliere in mare, trasportare, selezionare e ritrasformare in granulati, garantendo una filiera produttiva e prezzi appetibili ?
La richiesta del mercato è molto forte e si sono moltiplicate le piattaforme che hanno come obiettivo la raccolta della plastica in mare: Il "marine litter" è entrato nel vocabolario delle UE.
I venditori dei granulati scrivono di raccolte bottiglie in Asia, da parte di comunità che ne fanno una fonte di guadagno: Cosi la raccolta viene sponsorizzata da donatori. Il ruolo della piattaforma è di garantire la tracciabilità, la purezza del compost, la block chain per fare una fonte regolare di approvvigionamento.
Qual è la differenza con la plastica riciclata in Europa? Il processo produttivo è identico.
La differenza è la provenienza della plastica, la bottiglia raccolta in mare ha più valore ambientale e sociale:
Lo spiega il sito di oceanworks ® :“La maggior parte delle materie plastiche riciclate utilizzate negli articoli di uso quotidiano proviene da plastica raccolta sul tuo marciapiede da società di gestione dei rifiuti professionali. Questa plastica viene quindi smistata e ulteriormente trasformata in vari prodotti e imballaggi. Questo è noto come PCR (riciclaggio post-consumo). La plastica garantita Oceanworks® al contrario, proviene da aree prive di tali sforzi di raccolta professionale in cui vi è un'alta probabilità che la plastica penetri nell'oceano.”
"La plastica in questione è stata raccolta in mare, o era
destinata probabilmente a finire in mare, O è stata raccolta in un raggio di 50
km dalla costa “ ( applicato a l’Italia, sarebbe a dire includere Roma capitale
nella zona di raccolta ).
Sul sito Waste2wear invece si racconta in modo dettagliato che la plastica “viene raccolta da raccoglitori locali ed ex pescatori che hanno perso il proprio reddito a causa delle normative ambientali che applicano divieti di pesca nel fiume Yangtze. In collaborazione con il governo locale e il Narwhal Ocean Center, Waste2Wear ha creato un modello di business stabile in cui questi ex pescatori e raccoglitori possono ora ricavare il loro reddito dalla pesca della plastica dall'oceano, dalle aree costiere e dai corsi d'acqua. Attualmente raccolgono più di tre tonnellate di rifiuti dall'oceano ogni settimana”. Viene precisato nelle FAQ:” Nella maggior parte dei casi le bottiglie vengono raccolte da composti residenziali e commerciali, nonché dalle aree costiere da piccole cooperative, e vendute a centri di raccolta certificati.”
Questa bottiglia proveniente dal mare, purché lontano e con filiera meno garantita che in Europa, ha più valore nel cuore del consumatore che la bottiglia raccolta in Italia.
Perché non si può esaltare fieramente “prodotto da rifiuti 100% Italiani *" come per le altre eccellenze italiane cosi popolari in stagione post covid ? Il beneficio sarebbe evidente a tutti, territorio più pulito, diminuzione discariche e incenerimento.Il consumatore potrebbe orientare i suoi acquisti, magari con un certificato di provenienza che favorisca il riciclo locale, limitando il cosidetto "turismo dei rifiuti".
Si devono interrogare i produttori e i riciclatori, e tutto il sistema istituzionale di cui è la missione, sul come raccontare e convincere il consumatore che un prodotto da plastica riciclata ha un forte valore aggiunto.
Qui e adesso, riciclare solo il 55% delle bottiglie in PET immesse al consumo, nel terzo paese consumatore al mondo, è un gigantesco spreco. Le istituzioni anziché vantare, in un soliloquio autoreferenziato, il fatto che sono risultati eccellenti, dovrebbero ripensare la loro strategia di coinvolgimento dei consumatori-cittadini.
Il consumatore informato è il migliore motore per l’economia circolare.
* trademark
info@riciclaland.com
https://www.oceanwasteplastics.com/owp-recycling
https://www.waste2wear.com/ocean-plastic-project-2/